Fu combattuta dal 19 luglio 1870 al 28 gennaio 1871. Il pretesto per questa
guerra, provocata volutamente dallo statista tedesco Bismarck, nacque nel 1868,
quando la regina Isabella II di Spagna venne cacciata dal trono e riparò
in Francia. Il Governo provvisorio spagnolo, dopo varie trattative, offrì
la corona a Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen, parente del re di Prussia, e
questa candidatura suscitò dure reazioni da parte del Governo di Parigi.
A questa considerazione si aggiungeva l'avversione francese per la stirpe
germanica, e il risentimento per la mancata annessione del Lussemburgo alla
Francia, dovuta a Bismarck. Napoleone III perciò ordinò al conte
Benedetti, ambasciatore a Berlino, di recarsi a Ems per convincere il re di
Prussia a far ritirare la candidatura del cugino Leopoldo; Guglielmo I
aderì alla richiesta e indusse il cugino a rinunciare al trono di Spagna,
ma non rilasciò alla Francia le richieste garanzie. Questo diede pretesto
a Bismarck, che voleva provocare un conflitto con la potenza vicina, per
alterare un telegramma inviatogli dal re di Prussia, in modo da far apparire
l'incontro come offensivo per i Francesi. La Francia, considerandosi offesa nel
suo orgoglio nazionale, fu spinta alla guerra, che fu dichiarata dall'imperatore
il 19 luglio 1870, nonostante l'opposizione della parte moderata, capeggiata da
Thiers, Favre e Gambetta. L'esercito francese, 280.000 uomini, si distese lungo
tutto il confine, al comando dei due marescialli Bazaine e Mac Mahon, mentre il
generale tedesco von Moltke schierò 400.000 uomini. Dopo un iniziale
favorevole impiego a Saarbrücken (2 agosto), le truppe francesi subirono
parecchie sconfitte in Alsazia e in Lorena, finché dovettero ripiegare,
con Bazaine, su Metz, che fu cinta d'assedio. Le divisioni di Mac Mahon, che
puntavano verso Metz per liberare Bazaine, furono battute a Beaumont (30
agosto), e costrette quindi al ripiegamento su Sédan, dove dovettero
arrendersi (2 settembre). Con i prigionieri francesi, rimasero in mano tedesca
anche l'imperatore e il maresciallo Mac Mahon; intanto Bazaine tentava, con le
battaglie di Sévigny e Noisseville, di rompere l'accerchiamento, ma
veniva sconfitto e costretto a capitolare (27 ottobre). La sconfitta di
Sédan, la cattura dell'imperatore e le perdite notevolissime di uomini e
di mezzi causarono in Francia la rivoluzione del 4 settembre, in cui, costretta
l'imperatrice a riparare in Gran Bretagna, fu proclamata la Terza repubblica. Il
nuovo Governo organizzò un'armata, al comando del generale Ducrot, che si
oppose invano all'avanzata tedesca; Léon Gambetta, ministro della Guerra,
allestì allora l'
armata della Loira, che ebbe qualche successo, ma
dovette poi cedere Orléans e altre località. Tutte le forze
francesi si batterono disperatamente, ma non riuscirono a fermare il nemico: i
Tedeschi entrarono a Parigi il 28 gennaio 1871 ed imposero la firma di un
armistizio. A Versailles intanto (18 gennaio 1871), i principi tedeschi avevano
offerto a Guglielmo I la corona di imperatore della Germania, giungendo
così all'unificazione politica dei popoli tedeschi. Con il trattato di
pace di Francoforte (10 maggio 1871) la Francia dovette cedere alla Germania
l'Alsazia (tranne Belfort) e parte della Lorena, e permettere l'occupazione
militare di sei dipartimenti francesi, impegnandosi altresì al pagamento
di 5 miliardi di franchi oro per indennità di guerra.